Elisabetta d'Austria: la principessa Sissi
Che Sissi, imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, personaggio misterioso e affascinante, dalla complessa e poliedrica personalità, fosse moglie di Francesco Giuseppe, è cosa nota pressoché a tutti, ma il fatto che le sue origini siano strettamente bavaresi è forse ignoto ai più. Elisabetta Aurelia Eugenia è nata a Monaco, nel palazzo dei Duchi di Baviera sulla Ludwigstrasse, la notte di Natale del 1837 dall’arciduca Massimiliano e dalla principessa Ludovica. Il bisnonno di Sissi, il Duca Guglielmo von Birkenfeld-Gelnhausen di Renania-Palatinato, era sposato con una sorella del futuro re Massimiliano di Baviera, il quale gli conferì il titolo di Duca. Suo nipote Massimiliano (per tutti Max) sposa, nel 1825, la figlia dell’Elettore Massimiliano di Wittelsbach, Ludovica. Dal matrimonio nascono ben otto figli, la terza dei quali è proprio Elisabetta.
Il duca Max è un personaggio allegro, spesso definito “gaio libertino”, che ama scherzare, divertirsi, girare il mondo, frequentare birrerie e caffè con amici di ogni ceto e condizione sociale, andare a caccia, cantare, frequentare pubblicamente i salotti delle sue numerose amanti e scandalizzare l’alta società di Monaco e di Vienna con i suoi comportamenti e i suoi numerosi figli illegittimi. Si intende di scienze naturali, storia e politica; pubblica numerosi articoli in cui, con umorismo, ostenta le sue idee liberali che tanto infastidiscono le corti europee.
La duchessa Ludovica, sorella dell’arciduchessa Sofia (madre dell’imperatore Francesco Giuseppe), è invece radicalmente diversa. I biografi dell’epoca la ritraggono come perennemente insoddisfatta ed annoiata, stanca nell’aspettare il marito assente che viaggia, canta, provoca scandalo, sperpera il denaro della famiglia e la tradisce. Possessiva con i figli al punto da divenire soffocante, abile organizzatrice delle faccende di casa è lei che educa la prole e manda avanti la famiglia. I ragazzi vengono allevati in casa, vicini ai genitori (fatto sconvolgente per l’etichetta del tempo) e questa sarà considerata da molti la causa delle loro idee libertine e della loro stravaganza ed originalità. Tuttavia, considerata la loro doppia ascendenza Wittlesbach, il fatto di essere giudicati semplicemente “bizzarri” è ancora una salvezza. La famiglia reale di Baviera, infatti, conta così tanti elementi instabili di mente o anche solo inquieti ed inquietanti, che guardando questi bambini, non si può non avere l’impressione di “avere evitato il peggio”.
Sissi, come i suoi fratelli, trascorre spensierata la sua infanzia e la sua giovinezza prevalentemente nella residenza estiva della famiglia ducale: il castello di Possenhofen (affettuosamente chiamato “Possi”), sul lago di Starnberg. Qui si vive come in una fiaba: in mezzo ai boschi dove spesso si va a caccia, a fare merenda o anche semplicemente a giocare. A Sissi piace tanto cavalcare quanto trascorrere del tempo nel bosco ad ascoltare gli uccelli cantare e spiare gli animali, i cervi e gli scoiattoli in particolare. E’ qui a Possenhofen che il cuore di Elisabetta viene spezzato per la prima volta: lo scudiero di casa, il conte Riccardo, giovane e carino, fa perdere la testa alla tredicenne Sissi, la quale, rapita da questo amore infantile, si chiude per giorni interi in camera sua a scrivere poesie d’amore. Purtroppo, però, il giovane conte deve presto partire per terre lontane e ritornerà a “Possi” solo dopo quattro mesi, gravemente ammalato. Morirà pochi giorni dopo e Sissi resterà sconvolta e incontra la morte per la prima volta, forse ancora troppo giovane…
Ma la svolta decisiva nella vita di Sissi arriva nell’agosto del 1853, quando la madre Ludovica e la zia Sofia (madre dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe) si accordano per far sposare il giovane Francesco Giuseppe con la secondogenita di Ludovica e Max: Elena (da tutti chiamata Nenè). E così, il 15 agosto 1853, da Possenhofen parte una carrozza, all’interno della quale siedono le donne della famiglia di Sissi: la mamma, Nenè, Elisabetta e una cameriera. Tuttavia, nonostante la volontà di ferro di entrambe le sorelle, gli occhi del giovane imperatore, allora ventiduenne, non cadono affatto su Nenè, bensì su Sissi. Solo quattro giorni dopo il primo incontro, il 19 agosto 1853, viene ufficialmente annunciato a Bad Ischl (dove si trovava in vacanza la famiglia imperiale asburgica) il fidanzamento e la data delle nozze è fissata per l’aprile dell’anno successivo. La notizia fa scalpore, soprattutto perché nessuno a Vienna conosce la futura sposa né tantomeno si aspetta un così rapido fidanzamento. Tuttavia, già fin da giovane, Francesco Giuseppe (amabilmente chiamato Franz) dimostra fermezza e volontà, che nemmeno la madre riesce a piegare.
Dopo il ballo del 17 agosto 1853, in cui Francesco Giuseppe trascorre la prima serata di gala con la sua futura sposa, iniziano ferventi i preparativi e le formalità per il fidanzamento e per il matrimonio. La domenica successiva (Sissi amerà ripetere di “essere una figlia della domenica”) l’arciduchessa Sofia chiede formalmente la mano di Sissi a Ludovica, la quale con gioia accetta esclamando successivamente, con non poca ambiguità, che “non si può mica dire di no ad un imperatore d’Austria…”.
Dopo pochi giorni, compiute le formalità previste dal cerimoniale, la futura imperatrice e la sua famiglia tornano in Baviera e subito iniziano i preparativi: l’arciduchessa Sofia è stata molto chiara in proposito: Sissi deve imparare altre tre lingue, studiare la storia e la geografia, perfezionarsi nel ballo e migliorare la postura, nonché curare maggiormente il suo personale, soprattutto i denti. Si sa che i problemi ai denti erano ereditari nella famiglia Wittelsbach, ma a Vienna sono stati irremovibili: non si può tollerare una imperatrice che, per quanto bella, non possa mai sorridere perché ha i denti gialli! Tutti questi precettori che si alternano in continuazione a Possenhofen fanno girare la testa alla piccola Elisabetta che sempre di più avverte il peso della posizione che sta per assumere. Alla domanda di una dama di compagnia riguardo all’imperatore, Sissi risponde: “Certo che lo amo molto, ma se solo non fosse imperatore…!” Francesco Giuseppe si reca frequentemente a Possenhofen, dove la coppia trascorre piacevoli giornate sul lago di Starnberg, lontani da folle e curiosi, da cerimoniali ed etichette che, anche il giovane imperatore, educato rigidamente come un soldato, a stento sopporta.
Intanto Sissi diviene straordinariamente popolare in tutta l’Austria e tutta la Germania: la sua è considerata una storia incredibile, quasi una favola, e da qui molti idealizzeranno questo matrimonio e lo descriveranno molto più roseo e felice di quanto in realtà non lo sia stato. Il 20 aprile 1854 Elisabetta lascia definitivamente Monaco per intraprendere un lungo viaggio lungo il Danubio che la porta ad entrare solennemente in Vienna il 23 aprile, accolta dalla famiglia imperiale e da tutta la nobiltà austro-bavarese.
Numerose sono le raffigurazioni di questo “viaggio” e altrettante sono quelle dell’ingresso di Sissi a Vienna, nonché immagini della coppia di fidanzati a passeggio per i giardini viennesi; ma straordinariamente scarse, parziali ed imprecise sono quelle del matrimonio. Non esistono immagini attendibili che raffigurino la coppia nel giorno del loro matrimonio, celebrato solennemente nella Augustinerkirche dal principe arcivescovo di Vienna, cardinale Rauscher, il 24 aprile 1854. Per esempio, non si sa pressoché nulla sull’abito della sposa (di cui oggi è rimasto soltanto lo strascico), se non che ci sono volute ben tre ore per indossarlo e per sistemare sul capo di Sissi il diadema imperiale, offerto dall’arciduchessa.
Durante la cerimonia il cardinale Rauscher, confessore di Sofia, esprime dure parole, sicuramente inopportune, nei confronti di Elisabetta, forse suggeritegli dalla stessa Arciduchessa: “Quando la donna ama lo sposo solo perché è ricco e potente, essa non è pura, perché, anziché amare l’uomo, essa ama solo il suo denaro. Una donna deve amare uno sposo anche se questi è povero e privo di ogni titolo e di ogni altra cosa.”. Sissi è molto risentita da queste parole, forse più nei confronti della suocera che del cardinale stesso. Al momento del “si”, la voce di Francesco Giuseppe risuona sicura e decisa nella monumentale chiesa degli Agostiniani, mentre la voce di Sissi appare debole e spaventata, quasi consapevole delle difficoltà che stavano appena per iniziare.
La vita di Elisabetta cambia radicalmente da questo giorno in poi: dalla città di Monaco, piccola ma al massimo dello splendore e dell’importanza culturale sotto re Ludwig, si trova proiettata nella solenne e antica Vienna, costretta a vivere nella Hofburg, enorme e splendida, ma poco moderna e sicuramente ancor meno confortevole. Per Sissi la vita a palazzo è molto dura, anche aggravata dalla personalità invadente di Sofia e dalla scarsissima privacy che, ad un personaggio pubblico come lei, è riservata. Ogni suo movimento ed ogni sua azione sono strettamente controllati e non può battere ciglio senza che la suocera ne venga informata e che i commenti risuonino per tutto il palazzo. E’ proprio a causa di questa vita “pubblica” a corte e dei ruoli di rappresentanza, mal sopportati dalla giovane imperatrice, che Elisabetta inizia a soffrire di quelle che oggi sono comuni malattie nervose: insonnia, depressione, attacchi di ansia e, sicuramente, anoressia.
Cresciuta, infatti, in un ambiente dove l’ideale di bellezza femminile è rappresentato da corpi sicuramente non minuti o esili, ma al contrario da dame dalle curve morbide, ulteriormente enfatizzate dai vestiti larghi e gonfiati, Elisabetta elabora tuttavia una sua propria concezione di bellezza che, esasperata e portata all’eccesso dal crescente esaurimento nervoso, viene a coincidere con l’anoressia. Oltre a ciò, anche il destino, con Elisabetta, non è certo stato tenero: la prima figlia, Sofia, nasce nel 1855 (Sissi ha solamente 18 anni), ma muore appena due anni dopo. Nel 1856 nasce la secondogenita Gisella e nel 1858 è la volta del tanto sospirato erede maschio: Rodolfo.
Elisabetta in questo anno raggiunge lo stremo delle forze, sia fisiche che psichiche: non sopporta più nessuno, considera il marito troppo assente, non appare più in pubblico, è terrorizzata dalle folle e dalla vita di corte. Così non può più andare avanti: decide allora di partire, di lasciare Vienna, la famiglia, la corte e inizia a viaggiare, per più di due anni, alla ricerca di qualcosa che non troverà mai, di una felicità e di una stabilità interiore che lei, l’imperatrice d’Austria, è destinata a non possedere.
E’ sicuramente triste dover sfatare un mito come quello di Sissi, che troppo spesso ci è stata presentata come la Cenerentola dell’Ottocento, che sposa il suo principe azzurro, bello e potente, e visse felice e contenta nel suo nido d’amore.
Dagli studi storici più recenti, tuttavia, appare un ritratto ben diverso dell’imperatrice: sposa ad un uomo che nemmeno conosceva, troppo giovane per sapere cosa significasse veramente l’amore, caduta presto nella depressione e nell’anoressia, diviene una donna isterica cui la vita non risparmia nulla, ossessionata dalla paura di invecchiare e di perdere la sua freschezza e la sua bellezza, chiusa in se stessa e profondamente instabile.
Sissi al cinema
Negli anni '50 ottennero un grande successo tre film dedicati a Sissi ed interpretati da Romy Schneider (Sissi) e Karlheinz Böhm (Francesco Giuseppe). Nel 1972 la Schneider tornò ad impersonare l'imperatrice d'Austria nel monumentale "Ludwig" di Luchino Visconti. Tanto romanzata e idilliaca la figura di Sissi nella trilogia diretta da Ernst Marischka, quanto realistica la Sissi tratteggiata magnificamente da Visconti. Sicuramente il mito di Elisabetta d'Austria è arrivato oltre i confini austriaci e tedeschi anche grazie a questi film.
Le disgrazie infatti non tardano ad arrivare e a sconvolgere profondamente la vita di Sissi. Prima la morte dell'amato cugino Ludwig nel 1886 ma il culmine, tuttavia, si raggiunge sicuramente con il suicidio dell’erede al trono ed unico figlio maschio di Elisabetta e Francesco Giuseppe, Rodolfo, il 30 gennaio 1889 nel castello di Mayerling. Questo grave episodio, ancora oggi avvolto nel mistero, ha turbato sia la madre che l’austero padre, lasciandoli profondamente scossi. E’ in occasione di questo incidente che la coppia imperiale, che ormai conduceva vite separate, si riavvicina, seppur per breve tempo. Francesco Giuseppe ed Elisabetta ormai non si vedono quasi più e quasi nemmeno più si scrivono. Sissi trascorre molto tempo in Ungheria (di cui è diventata regina), ama viaggiare e girare l’Europa, ma spesso in incognito, per evitare scorte, parate, cerimonie e ricevimenti che lei tanto detesta. L’imperatore a Vienna si sente molto solo e desidererebbe più di ogni altra cosa avere accanto a sé la “sua” amata Sissi, ma ad Elisabetta ormai poco importa più sia del marito che della corte viennese…
Anche i ritratti degli ultimi anni di Elisabetta la ritraggono perennemente seria e cupa, mai con un sorriso, ma con una perenne angoscia negli occhi. In quegli occhi v’è chi ci legge la disperazione per la perdita della sua bellezza e per la sua salute precaria, ma c’è anche chi vi scorge la continua ricerca di una soddisfazione e di una pace mai trovati, nemmeno quando, nell’ultimo anno della sua vita, trascorre tanto tempo nella sua terra natìa: la Germania e sul lago di Starnberg in particolare. Il 10 settembre 1898 Elisabetta è a Ginevra, in gran segreto, accompagnata solamente dalla sua dama di compagnia, la contessa Sztàray.
Nel pomeriggio, mentre passeggia sulle rive del lago, un corvo si avvicina e con un colpo di ali sfiora l’acconciatura di Sissi, che, spaventata e incupitasi, mormora: “Un corvo così vicino… è sicuramente un segno per me… e non è un buon augurio, indica sempre una sventura per la nostra Casa…”. Poi rientra in albergo, riposa un’ora ed esce nuovamente per passeggiare. La mattina seguente alle undici in punto l’imperatrice e la sua dama lasciano l’albergo, felici per intraprendere una gita in battello sul lago. E’ una splendida giornata, Sissi si sente straordinariamente riposata, nonostante l’insonnia ed inoltre è uno dei pochi giorni in cui non avverte particolari dolori. Dopo un giro per la città, alle tredici e trenta, mancano pochi minuti alla partenza del battello. Sissi imbocca il vialetto che conduce al molo.
Luigi Lucheni, un venticinquenne anarchico italiano, accecato dall’odio verso il potere (“Non importa che forma di potere” commenterà in seguito “Avrei preferito un capo di Stato, ma l’Imperatrice d’Austria, in mancanza di meglio, è andata bene lo stesso”), è nascosto dietro un ippocastano. Ha con sé una lima sottile e affilatissima; dovrà essere rapidissimo e preciso, come una freccia; se per disgrazia, l’imperatrice si scostasse troppo, lui correrebbe il rischio di mancare il cuore. Appena le due dame si avvicinano Lucheni si precipita in avanti. Con la mano destra sollevata balza contro l’imperatrice colpendola all’altezza del petto.
Sissi cade all’indietro, la contessa urla, Lucheni scappa. Un cocchiere le soccorre, aiuta l’imperatrice a rialzarsi, le sistema il vestito. La contessa Sztàray spiega, convinta, che l’uomo, dopo averle spinte, abbia assestato un forte pugno ad Elisabetta. “Non è accaduto nulla, sto benissimo… forse quell’uomo voleva rubarmi l’orologio!” Elisabetta rassicura in francese e tedesco tutti coloro che sono accorsi per aiutarla. Lucheni intanto corre lontano e, voltatosi, vede colei che dovrebbe essere morta rialzarsi ed imbarcarsi. Rallenta allora la sua folle corsa, convinto di avere fallito il suo colpo e di avere perso l’occasione migliore della sua vita. Intanto il vaporetto con Elisabetta a bordo salpa. Le guance di Sissi si fanno improvvisamente pallide “Datemi il vostro braccio…” mormora alla contessa, poi scivola a terra e perde i sensi. Tutti pensano che sia svenuta per lo spavento. Poi le slacciano l’abito nero per farle dei movimenti respiratori ed allora, sulla camicia lilla, si scopre una macchia color marrone: da un minuscolo foro, lasciato dal punteruolo di Lucheni è uscita una sola fatale goccia di sangue.
A Schönbrunn Francesco Giuseppe riceve la notizia solo alla sera e, devastato dal dolore, mormora: “Nulla mi è risparmiato in questa vita”. La vita della bella principessa si chiude dunque così, in un attimo, quasi in sordina, lontano da corte e da occhi indiscreti, ma anche lontano da coloro che amavano la “Sissi di Possenhofen” e “l’imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria”. Sicuramente da morta Sissi non può più sottrarsi al cerimoniale, alle parate e ai cortei: il suo funerale, sabato 17 settembre, è imponente, vi partecipano i sovrani di tutto il mondo, l’impero è in lutto, l’Ungheria pare spegnersi per un giorno intero.
Rileggendo la vita di questa donna e guardando le foto della partecipazione commossa di una folla incredibile, a molti è venuto spontaneo un paragone, forse un po’ azzardato, ma che può far sorridere: quante cose hanno in comune Elisabetta e Lady Diana? A pensarci bene ne vengono in mente troppe, a partire dalle lontane parentele, senza parlare del matrimonio, dapprima fiabesco, poi tormentato e deludente, l’ansia, la popolarità, l’insofferenza per i cerimoniali, per le folle, le malattie nervose ed anche la morte, improvvisa e prematura, ma che ha destato tanto sentimento nel popolo da far meritare pienamente ad entrambe queste donne il titolo di "regine di cuori”.
Francesco Venuti